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Faccia a faccia Trump-Xi: luci e ombre

Data pubblicazione: 05 novembre 2025

Autore:

Wealthype.ai per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: Faccia a faccia Trump-Xi: luci e ombre
  1. L’intento dichiarato è quello di raggiungere una sintonia fra i due colossi economici.
  2. Molti interessi, però, potrebbero faticare a trovare un definitivo punto di sintesi.
  3. Il Partito Comunista Cinese, per esempio, punta su manifattura e tech. Proprio come Trump.


USA, IL DISAVANZO COMMERCIALE CON LA CINA NON E' UNA NOVITA'

Dati in milioni di dollari USA e su base nominale, non destagionalizzati

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Fonte: Census.gov


Lo squilibrio commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Cina non è certamente una novità degli ultimi mesi: gli States comprano – e quindi importano – dalla Cina molto più di quanto riescono a vendere – e quindi a esportare – alla Cina. È da tempo che la differenza fra le due voci (export meno import) dà risultato negativo. E il 47esimo presidente USA Donald J. Trump fatica a digerirlo. Per questo, da quando si è insediato, ha ingaggiato una nuova guerra commerciale con l’altra superpotenza economica del globo.


Stati Uniti vs. Cina: tra minacce, ritorsioni e trattative


L’innesco è stato il “Liberation Day” del 2 aprile, quando il presidente Trump ha alzato il velo sui dazi “universali” e “reciproci”. Il 12 maggio, in un meeting in Svizzera, i funzionari cinesi e statunitensi hanno concordato per questi ultimi una pausa di 90 giorni, fino a metà agosto, onde consentire le trattative fra i due colossi dell’economia globale.


Ad agosto è scattato un ulteriore rinvio, di altri 90 giorni, fino al 10 novembre 2025: ha quindi avuto inizio una nuova complicata fase di confronto, tra tentativi di negoziazione e momenti di tensione. Il 9 ottobre Pechino ha annunciato forti restrizioni all’export di terre rare, materie cruciali per l’elettronica di consumo, i trasporti, la difesa e le rinnovabili. Per rappresaglia, Trump ha minacciato dazi del 100%.


Poi, l’incontro in Corea del Sud del 30 ottobre.


Faccia a faccia Trump-Xi per la prima volta dal 2019


Il presidente USA Donald J. Trump e il presidente cinese Xi Jinping si sono visti il 30 ottobre a margine dell’Asia-Pacific Economic Cooperation Summit: il meeting si è svolto a Busan, in Corea del Sud, ed è durato circa un’ora e mezza. Novanta minuti di colloquio faccia a faccia, il primo dal 2019, in un clima nel complesso molto cordiale. Alla fine, infatti, i due si sono stretti la mano e Trump ha accompagnato Xi fino alla sua auto, prima salire sull’Air Force One che lo ha riportato negli States.


All’incontro non sono seguite dichiarazioni congiunte, ma ognuna delle due parti ha espresso le sue valutazioni, e lo ha fatto nel suo stile più tipico: il presidente USA parlando con i giornalisti sul volo che lo riportava a Washington; la controparte cinese attraverso i resoconti dei media statali.


Trump: “su una scala da 0 a 10, a questo incontro do 12”


“È stato un incontro straordinario”, ha detto Trump ai reporter, “su una scala da 0 a 10, con 10 come punteggio massimo, direi che è stato un 12”. Il presidente USA ha detto che potrebbe firmare un accordo commerciale con la Cina “molto presto”, in virtù dell’intesa raggiunta su una serie di questioni chiave.


Ecco le 4 principali.


  1. Soia. La Cina riprenderà gli acquisti dagli Stati Uniti (Pechino avrebbe accettato di acquistarne 25 milioni di tonnellate all’anno).
  2. Terre rare. Pechino ha accettato di sospendere per un anno i controlli sulle esportazioni di terre rare annunciati il 9 ottobre.
  3. Fentanyl. La Cina ha promesso una stretta sul commercio illecito dei precursori chimici per la produzione di Fentanyl.
  4. TikTok. Ci sarebbe l’accordo per spostare la branch USA sotto il controllo di un consorzio di investitori statunitensi e globali, per ragioni di “sicurezza nazionale”.


In ragione di tutto ciò, i dazi USA connessi al Fentanyl scenderanno dal 20% al 10%, portando il totale dal 57% al 47%. La tregua sui dazi reciproci (quelli, per capirci, che sarebbero entrati in vigore dopo il 10 novembre) è prorogata di un anno. Sventata infine la minaccia di una sovrattassa del 100% sui prodotti cinesi, intesa come ritorsione per gli annunciati controlli sulla filiera delle terre rare. E i chip? Previsti colloqui fra i vertici di Nvidia e i funzionari cinesi.


Ovviamente, tutto ciò è solo l’inizio: Trump ha fatto sapere che andrà in Cina ad aprile e che, a seguire, Xi si recherà negli States. Fatto è che l’amministrazione Trump punta a “un grande e meraviglioso riequilibrio” tra le due maggiori economie globali: un mondo in cui gli USA rilanciano il loro comparto manifatturiero e la Cina stimola i suoi consumi interni (anche) a beneficio di una drastica riduzione del deficit commerciale USA. Tutto ciò, però, non trova completamente riscontro nei piani del Partito Comunista Cinese.


Per la Cina le priorità sono industria moderna e sviluppo tech


Anche se, per dirla con le parole del presidente Xi, “lo sviluppo e il rinnovamento della Cina non sono incompatibili con l’obiettivo del presidente Trump di ‘rendere di nuovo grande l’America’”, le priorità individuate nella Quarta Plenaria del 20esimo Comitato Centrale del Partito (che si è svolta dal 20 al 23 ottobre e ha definito le linee del Piano Quinquennale 2026-2030) mettono le due potenze economiche in una posizione di competizione, più che di collaborazione. In un contesto in cui, fra l’altro, le proiezioni del Fondo Monetario indicano per il PIL cinese una crescita del +4,8% nel 2025, dopo il +5% del 2024 (1).


TASSO DI CRESCITA ANNUO DEL PIL CINESE

Il nuovo piano economico quinquennale punta sul progresso scientifico e tecnologico

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Fonte dei dati: elaborazione Banca Mondiale


Su cosa farà leva Pechino per superare l’impasse? In base a quanto emerso dalla Plenaria, la priorità del Partito non è l’espansione della domanda interna bensì la modernizzazione del sistema industriale. A seguire, la conquista “delle vette più elevate dello sviluppo scientifico e tecnologico”. La domanda? Relegata al terzo posto.


Spinta al manifatturiero e massicci investimenti in settori ad alta tecnologia per una maggiore autosufficienza industriale sono, insomma, i due pilastri del piano quinquennale cinese. Peccato che (fatte le debite differenze di contesto) questa sia la stessa ricetta degli USA di Trump. Al di là delle strette di mano di fine ottobre, trovare un compromesso tra le ambizioni dei due colossi economici potrebbe non essere così semplice.


Cina tra ambizioni tech e pressioni USA: quali segnali dai mercati?


I mercati, da parte loro, hanno reagito con un senso di confusione alla mancanza di dichiarazioni ufficiali post-vertice e alla pioggia di dichiarazioni a braccio fatte da Trump a bordo del volo che lo riportava negli States. A ottobre, l’indice MSCI China si è preso una pausa dal rally.


L'AZIONARIO CINESE FRENA A OTTOBRE DOPO CINQUE MESI DI RALLY

Ha pesato il clima di incertezza sulle trattative commerciali con gli States

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Fonte: elaborazione Wealthype.ai su dati MSCI China Index a fine mese*


E se da una parte Goldman Sachs vede nei ribassi l’occasione per incrementare l’esposizione a un mercato che potrebbe beneficiare di politiche favorevoli, crescita degli utili (trainata anche dallo sviluppo dell’AI) e flussi provenienti dagli investitori nazionali ed esteri, dall’altra la soluzione sta come sempre in un’adeguata diversificazione, nell’ambito di un portafoglio che, più che i temi di breve, guarda gli obiettivi di lungo periodo. Delle superpotenze, certo. Ma, soprattutto, del singolo investitore.




(1) https://www.imf.org/en/Countries/CHN


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